Editoriale

E siamo arrivati a chiudere il terzo anno della nostra rivista-libro. Chi l’avrebbe mai detto: 6 numeri! Siamo usciti a ottobre 2016 con un mega-libro che doveva essere un numero “zero” unico, una esaltazione del successo delle bollicine italiane, una prova della qualità raggiunta, una riflessione aperta con i principali artefici dell’impegno iniziale e del successo in crescendo e continuo, racconto di vigne e cantine fra le più significative, una occasione per conoscere resort e locande dove si consumano le grandi bollicine italiane.

Solo bollicine tricolori, non ci interessava e non ci interessa strizzare l’occhio o dare seguito alle insistenti pressioni, molto interessanti per il budget, delle grandi maison-brand e ristoranti d’Oltralpe per “esserci” su Bubble’s. Noi vogliamo sostenere ed elevare il valore della Franciacorta come di Valdobbiadene, nello stesso modo e mezzo, seppur sottolineandone l’estrema diversità e rendere più narcisi, più grandi che grandeur, i luoghi, gli ambienti, i personaggi delle bolle italiane. Cioè sposare tutto quello che è all’unisono identità/bellezza/stile perché l’Italia non ha bisogno di nessuno. Speriamo di non aver riposto male la nostra fiducia, i nostri sforzi.

Eccoci alla sesta uscita, quasi 200 pagine super, ricche, belle, idealizzanti un modo di essere, benessere, buongusto e buonsenso, di come vivere i momenti a tavola, in vacanza, con un po’ di elitarità, un po’ di edonismo, un po’ di presunzione che l’Italia – quando vuole – ha le palle (pardon), le bolle giuste per gustare un buon nettare, fragrante, piacevole. Sono le bollicine italiane che hanno sdoganato nel mondo il bere effervescente per tanti, non certo lo Champagne che da quasi 20 anni veleggia intorno alle 315-325 milioni di bottiglie, e non si schioda. Siamo noi italiani che nello stesso lasso di tempo siamo arrivati a far conoscere, apprezzare e consumare nel mondo 660 milioni di bottiglie, contro 200 milioni dell’anno 1998. Per questo Bubble’s lo stimiamo indispensabile, ora, un mezzo o uno strumento per elevare il valore aggiunto delle bollicine nazionali.

I volumi incrementati sono un primo segnale: ora in ogni spigolo del pianeta (108 Paesi) ci siamo, ora occorre che il consumatore percepisca l’esatto valore venale, identitario, originario, manifatturiero. È su questo che Bubble’s vuole scommettere, punta per tutto il mondo spumeggiante italiano, diffondendosi in Italia sempre più (5.000 copie spedite di ogni numero, a chi decide acquisti, a chi spende), arricchendo culturalmente quel consumatore che ricerca il meglio, il bello. Anche 300 oo.ll stranieri ricevono in omaggio il magazine. In questo numero di fine anno, oltre a segnalare e consigliare 73 etichette top di vini Metodo Classico frutto di una degustazione collettiva di saggiamentali e non di sommelier, con più attenzione al consumatore curioso e intelligente che al produttore, dando per scontato che le grandi maison sono al vertice per obbligo, inserendo nel gotha delle bollicine italiane nuovi vitigni, come Nebbiolo e Sangiovese per esempio, segnaliamo la terzultima puntata sulla storia delle bollicine europee, un viaggio enogastronomico lungo la riviera di destra e il paradosso “emiliano” del grande fiume Po, con 100 specialità assolute, una incompiuta nazionale, la regione più certificata e tracciata d’Europa nel campo alimentare. A seguire…

Giampietro Comolli
direttore Bubble’s Italia