Cantina Eleva – L’incantesimo di un cupido enoico

di Clementina Palese

Questa è la particolare storia di due persone cadute in un incantesimo. Avevano due vite vicine al vino, eppure mai avrebbero pensato di produrlo. Raffaella Veroli e Davide Gaeta hanno fondato Eleva stregati da diciotto terrazze, sorrette da muretti a secco, in un corpo unico di 6 ettari su cui crescono ben sette varietà di vite a completare la biodiversità che conta sui boschi limitrofi. A Corvina veronese, Corvinone, Rondinella e Oseleta, vitigni autoctoni della Valpolicella, si aggiungono Croatina, Teroldego e Merlot. Come dar loro torto? Il luogo è magico, apre polmoni, occhi e cuore. Cuore che in questa storia c’entra parecchio, perché tutto inizia con la chiamata dei due da parte della onlus “Bambini cardiopatici nel mondo” a supporto della gestione dell’azienda, lascito di Franca Maculan che l’aveva fondata per cimentarsi a far vino in un territorio noto e amato oltre che vocato. Raffaella ha due lauree, una in Scienze naturali e la seconda presa nel 2004 in Viticoltura ed enologia all’Università di Milano. A ogni cambio di città intraprende nuovi percorsi di studio: a Roma nel 1995 aveva conseguito anche il diploma di perfezionamento in Bioetica presso l’Università La Sapienza. “Non sono una gran studiosa, anzi ho sempre fatto il minimo sforzo ottenendo il minimo rendimento – si schernisce e scherza – ma avendo paura di invecchiare ‘di testa’ ho sempre cercato di stimolare il cervello. E poi volevo dare un risvolto pratico agli studi biologici”. Dal canto suo Davide è un teorico, professore di economia all’Università di Verona, ma anche consulente di consorzi di importanti denominazioni e amministratore di molte aziende vitivinicole. Nell’azienda di Sant’Ambrogio di Valpolicella, la freccia d’oro di un Cupido enoico colpisce al cuore Raffaella e Davide e nasce così nell’annata 2000 la loro prima etichetta di Amarone, che sancisce l’orientamento aziendale alla produzione esclusiva di tutti i vini Valpolicella: oltre all’Amarone, Ripasso, Valpolicella Classico e Recioto. Quantomeno fino all’ultimo nato, un vino igt, ma questa è una storia che maturerà poi.

La loro piena consapevolezza dell’innamoramento del “fare vino” arriva quando la onlus, giustamente occupata nelle proprie attività e impossibilitata per statuto a investire nell’azienda, decide di venderla. Affezione e creatività prendono il sopravvento a dispetto dei fondamenti economici che Davide insegna all’università. E scelgono “la dimensione umana che c’è nel vino, lontana dell’economia se si pensa agli enormi investimenti necessari e alla quasi impossibilità del loro ritorno” racconta. Così Raffaella e Davide acquistano l’azienda e la chiamano Eleva, ispirati dai 300 metri di altitudine delle vigne e dall’aspirazione di fare vini da elevare negli anni. Lavorano tanto e inseguono il sogno di una nuova cantina scavata nella roccia che si avvera nel 2020. Per le coppie di soci non è facile reggere, ce ne sono pochissime nel vino che hanno resistito così tanti anni senza legami sentimentali. Anni in cui Davide verifica ulteriormente “come l’economia non sia solo un punto di incontro tra domanda e offerta per determinare un prezzo, ma il risultato del capitale umano che in agricoltura e in particolare nel vino è la risorsa più importante”. Anni in cui Raffaella sviluppa con le viti un rapporto simile a quello che aveva già con i lieviti: “I lieviti per me – spiega – sono come animali domestici che devi nutrire, tenere alla temperatura giusta. Allo stesso modo ho imparato a capire le esigenze delle nostre viti e a conoscere quali uve e vini possono dare”. Un percorso di approfondimento sulle potenzialità dell’azienda lungo più di vent’anni che trova la sua perfetta esemplificazione nell’ultimo vino nato in Eleva, primo a indicazione geografica, il Cercastelle 2019 Rosso Veronese igt uscito nel dicembre 2022, dopo un lavoro di messa a punto iniziato nel 2009. Cercastelle nasce non dall’idea di fare un vino nuovo, ma dallo studio e dalla valorizzazione delle microvinificazioni di Merlot (60 per cento) e Oseleta (40 per cento), distanti per epoca di maturazione e carattere. “Il Merlot matura ad agosto, mentre a novembre si vendemmia l’Oseleta, che odio e amo – sottolinea Raffaella – perché non matura mai, produce poco e richiede tanto tempo per raccoglierne piccole quantità, perché gli acini sono troppo piccoli e intasano la diraspatrice. Ha un’acidità altissima, non ha zucchero, ma ha un colore meraviglioso”. Cercastelle assomiglia ai soci di Eleva: un blend inusuale tra due uve differenti che si completano.