Il suono del Vino – Lelio Luttazzi da Prosecco

di Joe Castellano

 

L’uomo che inventò per la radio italiana uno dei programmi più ascoltati di sempre, come Hit Parade, che ogni settimana faceva fermare gli italiani sulle novità discografiche. La spalla di una regina come Mina in tutti i programmi dei primi anni della tv. L’artista incredibile con un innato swing nelle mani, che col suo pianoforte duettava con le più grandi leggende del jazz. Ma anche showman, attore, presentatore e tantissimo altro era l’incredibile Lelio Luttazzi, nato il 27 Aprile 1923 a Prosecco e poi divenuto triestino d’adozione. Nell’anno che ne sta celebrando il centenario, il Blues & Wine Festival ha voluto insignirlo del suo prestigioso Award per la musica (già andato negli anni scorsi ad altri giganti come Paolo Conte, Solomon Burke, Al McKay, Sarah Jane Morris e tanti altri) . Noi abbiamo incontrato per “Bubble’s” la signora Rossana Luttazzi, che per tanti anni e fino alla scomparsa è rimasta accanto al grande maestro e che oggi ne onora la memoria con mille iniziative portate avanti dalla Fondazione Lelio Luttazzi.

Ritirare il premio che il Blues & Wine Festival quest’anno ha voluto assegnare a suo marito che sensazioni le trasmette?
Ringrazio innanzitutto Joe Castellano ed il Blues & Wine Festival che hanno voluto assegnare quest’anno premio per la musica a Lelio. Ieri sera per la cena di consegna sono stata bene con tutti i commensali e con i giurati al mio tavolo. Poi, trovarsi qui immersi nella natura del Parco delle Madonie a Castelbuono in Sicilia è un’ulteriore esperienza positiva.

Lelio Luttazzi da Prosecco, il suo El can de Trieste è un vero e proprio inno al vino portato in musica. Che rapporto aveva Lelio con il vino?
A Lelio piacevano i buoni vini … e anche le bollicine. Tra i suoi preferiti Barbera e Bonarda. Quando nel 1948 fu chiamato a dirigere la Cgd a Milano ebbe modo di conoscere tantissimi suoi colleghi e grandi artisti che poi ritrovò in Rai. Ma il suo pensiero per Trieste e per le osterie della città non finì mai. Forse il brano Il can de Trieste era nato proprio lì. Io invece sono per bianchi e bollicine, come quelli che ho votato ieri sera per i Blues & Wine Awards.

Lelio, grande pianista, grande showman e perfetta spalla per ogni artista che andava in tv. Chi erano i suoi preferiti, se si può dire?
Lui amava molto il cinema e la letteratura. Fu anche scrittore che non volle mai pubblicare, nonostante solleciti di grandi scrittori, come Mario Soldati. Lealtà ed umiltà sono sempre state le sue regole di vita. Detestava la maleducazione e la furbizia. Era un uomo leale. Quanto ha fatto con Mina, Gianni Ferrio, Raffaella Carrà, Silvye Vartan e tanti altri, resta ancora oggi nella storia della tv. Nel cinema adorava Mastroianni e Monica Vitti, tra i registi Rosi ed Antonioni.

Com’era nella vita quotidiana e cosa le manca più di suo marito?
Mi manca la sua assenza: il lutto per me non si elabora, ma è un evento che rimane dentro di te per sempre. Si trasforma ma non si elabora. Ho impiegato dieci anni per superare l’impatto violento del lutto. Fortuna che oggi ci sono le immagini che ricordano tutto. Quando rivedo Lelio al pianoforte affiorano i ricordi belli e mi torna in mente il suo senso dell’umorismo. Mi manca intellettualmente, ma vive sempre con me.

L’assurda vicenda di malagiustizia vissuta da Luttazzi. Una vicenda che lo segnò profondamente
Sì, visse questa cosa assurda malissimo e lo segnò poi per tutta la vita. Gli inflisse una ferita grave. Alcuni giudici (avendo letto le carte del processo) hanno parlato di un vero e proprio “sequestro di Stato”.

Lelio dava sempre l’impressione di essere un artista molto esigente, era così? Quali erano i suoi artisti preferiti del jazz e del blues?
Sì, era esigentissimo ed elegante. Quando nel 2009 fece da padrino ad Arisa a Sanremo (nonostante l’età) nei giorni prima si esercitava a casa con grandissima intensità. I suoi artisti preferiti americani, erano: Erroll Garner, Kern, Gershwin, Cole Porter, Art Tatum, Oscar Peterson, Ella Fitzgerald e Sarah Vaughn.

I 36 anni vissuti da Rossana Luttazzi col grande Lelio, sono stati definiti dalla stessa signora “vivere in una favola” accanto ad un uomo straordinario. In questi giorni del centenario dalla nascita, si sono moltiplicati in tantissime città italiane gli omaggi che tantissimi grandi artisti hanno voluto dedicare alla musica di Lelio Luttazzi e al suo grande swing. Il film Souvenir d’Italie di Giorgio Verdelli, anch’esso premiato al Blues & Wine, è risultato un prezioso documentario che ha affascinato tutti coloro che lo hanno visto. Noi musicisti, che ci siamo appassionati da bambini quando in TV appariva Lelio Luttazzi, non potevamo non rendere questo omaggio a un grandissimo della musica e della televisione italiana, che è stato l’antesignano di tanti testimonial di oggi. Se nel suo brano El can de Trieste il fido amico dell’uomo ritrovava la sua verve solo davanti a “un fiasco de vin” nella vita artistica e non solo, Lelio Luttazzi potrebbe oggi essere paragonato a uno migliori Brunelli di Montalcino o ai più prestigiosi Metodo Classico della storia, vista la sua innata effervescenza ed il suo talento artistico e musicale. La musica di Luttazzi ci riporterà sempre agli anni in cui il suono del tappo che apriva una bottiglia celebrava magnifiche serate in cui ciò che andava in onda in tv si poteva veramente qualificare come evento.