La vite nello spazio

Di Marco Simonit 

Il cambiamento climatico interessa tutti gli aspetti della viticoltura, anche l’architettura della pianta. La disposizione dello spazio della chioma è stata semplificata negli ultimi decenni e le forme a spalliera – come Guyot e Cordone speronato – sono state adottate ovunque, su tutte le varietà e in tutte le condizioni pedoclimatiche. Sono andate a sostituire le forme di allevamento locali per agevolare le operazioni, sia manuali sia meccaniche, ridurre le ore di lavoro per ettaro, migliorare le rese e innalzare la qualità delle uve.
Il riscaldamento globale pretende una visione nuova dell’espansione della pianta nello spazio, tenendo in conto l’ombreggiamento di grappoli e terreno, per preservarne il contenuto d’acqua e l’attività biologica nel suolo, necessari anche per rendere resilienti le viti agli stress. È necessaria un’attenta riflessione sull’opportunità di reinterpretare, aggiornandole, le forme locali. E ci sono esempi virtuosi di recupero della pergola in Valpolicella, del tendone in Abruzzo e dell’alberello su filare.
Al tempo stesso è il caso di ragionare sulle possibili modifiche delle spalliere guardando all’esperienza di paesi con climi caldo-aridi che fronteggiano irraggiamento, temperature molto elevate e carenze d’acqua: le stesse avversità che oggi interessano anche la nostra viticoltura. Un esempio è l’inclinazione della parete vegetativa, singola o suddivisa in due, modalità adottata in California per proteggere i grappoli dall’esposizione eccessiva e salvaguardare le uve dalle scottature che ne compromettono la qualità.
Nella “revisione” delle spalliere, oltre all’orientamento dei filari e all’angolazione della chioma, va aumentata l’altezza del tronco e ridotta quella della parete vegetativa per esporre i grappoli a temperature inferiori. Questo porta a riconsiderare sesto e densità di impianto, che va ridotta a fronte di piovosità scarse, tenendo presente anche l’ombreggiamento del suolo con inerbimenti e pacciamature con materiali naturali o con reti. Scelte che devono essere guidate da studi territoriali che contemplino le caratteristiche del terreno, del clima e della varietà.