Pantelleria, figlia del fuoco e del vento – Uno struggente fascino mediterraneo

Di Carmen Guerriero

Pantelleria, l’antica Cossyra, tra la Tunisia e la Sicilia, è un’isola che riserva emozioni inattese. Eterno contrasto tra paradisi naturali e inferni di lava, l’isola è il compendio a!ascinante di culture, genti e dominazioni diverse, stratificate e indelebili, come pietre, in millenni di storia. Nera, selvaggia e ricca di sorgenti termali, Pantelleria rappresentò una vera sfida per i primi naviganti che approdarono sull’isola vulcanica in cerca della preziosa ossidiana. I primi insediamenti risalgono al neolitico, con i Fenici Sesioti, provenienti da Tripoli o dalla Liguria, di cui restano ancora oggi tracce impressionanti nelle tombe monumentali, i Sesi, enormi costruzioni di forma cilindrica di pietra lavica, oggi disseminati tra il verde delle “vigne” ad alberello dell’isola. Un tipo di sepoltura singolare, con i cunicoli scavati intorno ai fianchi del tumulo, che non trova riscontri in altre popolazioni del Mediterraneo dell’epoca. Nei millenni, soluzioni alla carenza d’acqua potabile ed alla necessità di terreno coltivabile hanno modellato il paesaggio, che appare diverso, ovunque ci si muova. Gli isolani dicono infatti che l’isola contiene, a sua volta, altre cinque isole.

Da nord a sud, morfologia e paesaggi mutano repentinamente, regalando emozioni ora di una natura straripante di piante grasse e fiori colorati, come violacciocche, “la finta orchidea”, agavi opulenti e botaniche intensamente profumate, come lentisco, ginepro, elicriso, ginestra, rosmarino e origano. Poi, poco oltre, il paesaggio diventa quasi lunare, con coni lavici e fenditure fumanti, quasi ad ammonire che la natura, nel bene e nel male, è l’unica sovrana. Un lunghissimo abbraccio di muretti a secco e dei tipici dammusi avvolge tutta l’isola, definendo teorie di terrazzamenti degradanti fino al mare, con colture di ulivo e di vite, nella tipica forma ad alberello, che le mette al riparo dal vento impetuoso che, da sempre, so”a sull’isola, sagomandone il profilo. I giardini panteschi, alti coni cilindrici di muri a secco dall’aspetto di torri, di origine araba, accolgono piante di agrumi, protette dal vento come in un amorevole abbraccio materno di pietre laviche. Pantelleria è terra di contrasti, di colori, di emozioni, con l’azzurro del mare e del cielo, netto come una lama, tra i verdi della vegetazione, l’oro dei grappoli di zibibbo, il nero della pietra vulcanica. Un sogno! E, poi, i profumi, intensi, opulenti, penetranti. Su tutto, l’energia catartica del vulcano che avvolge, irradia, ammalia, a prima vista.