Franco Maria Ricci

Il tuo libro è diverso da te ma bello e bello il tuo scrivere che, paradossalmente, esce molto di più di quando il vino lo racconti. Insomma voglio dire che sai scrivere e scrivi molto bene!
Non mi manca affatto la bella grafica del tuo passato ma sono sicuro che la riprenderai per le varie idee che ti verranno.

Franco Maria Ricci, Presidente Fondazione Italiana Sommelier
Marco e Roberto Felluga

A nome di mio padre ti ringrazio per aver parlato di lui, del territorio e della nostra famiglia con la passione e la capacità descrittiva che da sempre ti contraddistingue.
Le generazioni si susseguono, il tempo scorre, e mantenere viva la memoria di chi è stato protagonista del Rinascimento del vino italiano è un valore che anche con quest’opera ti va riconosciuto.

Roberto Felluga, CEO Marco Felluga
Walter Filiputti

Dovessi pensare ad un titolo per la recensione – che mai farò perché conosco troppo bene la fatica dello scrivere (come mai farò una guida ai ristoranti per lo stesso motivo), questo sarebbe il titolo: “Il coraggio di cambiare”.  Cambiare pur restando Andrea Zanfi.
Compito non facile per chi ha imposto uno stile ben riconoscibile qual è il tuo.  Obbiettivo pienamente centrato. Si coglie, infatti, la tua mano, la tua eleganza dove alle foto sostituisci una grafica ordinata ed essenziale, con il “tuo” bianco e nero che tanto ti piace e che pure io adoro.
Ho letto già alcuni testi: colgono le tante interpretazioni che abbiamo dato al vino italiano che, anche per questo, è diventato grande. Pur restando ancora molto da fare, in particolare sulla definizione opposta di “personale interpretazione”, che è  l’omologazione. Guai perdessimo la nostra verve creativa tipicamente italiana. Guai!
Credo che dovremmo unirci – noi pochi comunicatori del vino che ancora sanno pensare con la propria teste (perdonami la presunzione) – una crociata contro questo male sottile che s’allarga silenzioso e insidioso e che fa sempre più danni. Basta guardare al sistema agroalimentare dove, ad esempio, tutti i formaggi tendono ad assomigliarsi, per rincorrere l’industria. Certo che aveva ragione Veronelli, mio maestro, quando gridava “maledetti industriali!”.
Attenzione a non farci male da soli.

Walter Filiputti, vignaiolo, enomanager e winemaker
Fabio Piccoli

Mi è piaciuto moltissimo e ti sono grato per averlo scritto perché lo ritengo la tua opera più matura e di straordinaria utilità in una fase così delicata anche per il nostro amato vino italiano.

Fabio Piccoli, Direttore winemeridian.com
Valentina Cubi e Giancarlo Vason

Bello, bello, bello! Mi piace come si presenta. È un libro da tenere a portata di mano e leggere continuamente. Bella l’impaginazione, belli gli inserimenti delle frasi manoscritte.
Ora sono un po’ preoccupata per quello che troverò riguardo il mio capo mio marito.

Valentina Cubi e Giancarlo Vason, vignaioli
Rocco Lettieri

Caro Andrea stanotte ho letto 5 storie del tuo ESSENZE LEGGENDE E STORIE. 5 storie di personaggi in cui mi ci ritrovo, di personaggi conosciuti da una vita. Di tre sin dal 1973 quando fu costituita la Unione Simpatizzanti del Vino, Giorgio Grai, Vittorio Fiore e Mattia Vezzola. E ancora in tempi più recenti, Ampelio Bucci e Pasquale Forte. Mi ha colpito una frase con la “…. stabilità dell’effervescenza…” che vorrei legarla a te, che sei una effervescenza unica.
Complimenti per questo volume che leggerò con “avidità”, troppi i momenti in cui ci si può immedesimare.

Rocco Lettieri, giornalista
Lamberto Vallarino Gancia

Ho letto questo bellissimo libro scritto da Andre Zanfi riferito a grandi personaggi che hanno contribuito a fare la storia del vino italiano. Leggendo mi sono ritrovato proprio a rivivere una bella parte della esperienza che ho fatto e vissuto nell’epoca raccontata che parte dagli anni 60 per arrivare ai giorni nostri. Lo definisco un libro didattico che lascerà per sempre attraverso una bella intervista a produttori illustri e personaggi che hanno dato un forte segnale di contributo allo sviluppo del mondo del vino in senso lato in un momento magico del mondo quegli hanno 70-80-90-2000 fino ad oggi che mi hanno visto partecipe e che ho quindi vissuto sulla mia pelle. Alcuni personaggi non ci sono più come Giorgio Grai con cui ho avuto il privilegio di lavorare, è stato uno dei miei maestri, ed insieme abbiamo sviluppato i primi vini a base chardonnay in Puglia chiamato “Preludio “che ha aperto una nuova era viticola e nuovi disciplinari in una regione che era considerata buona solo per vini da tavola o da taglio ed ora è un giardino di culture eccellenti che valorizza anche i vitigni autoctoni.  I racconti degli Zecca e De Castris citati sono un esempio ma oggi ce ne sono tanti bravissimo. Ho rivissuto ma anche scoperto storie di cui avevo sentito raccontare a partire da mio padre  ma anche Ambrogio Folonari, i Felluga, i Coppo con cui siamo cresciuti insieme a Canelli, Romano Dogliotti che per me ha sempre rappresento un faro da seguire come produttore di un grande moscato ma che è stato stimolato da noi a fare Asti di eccellenza, a Bruno Vespa che è diventato un piccolo grande produttore di qualità e che ho conosciuto quando veniva ad Asti per la Douja d’Or ed apprezzo  perché  è tra coloro che sempre parlato bene del vino e questo ha contribuito ai risultati che oggi l’Italia esprime. E che dire di Maculan, Gino Lunelli con cui ho vissuto veramente  molte iniziative ed idee per il lancio del metodo classico italiano poi seguito da due fuoriclasse allora emergenti ed oggi realtà come Maurizia Zanella e Vittorio Moretti per non dimenticare gli amici Antinori, Frescobaldi, Folonari a praticamente tutti quanti sono stati intervistati, sentiti e raccontati per finire al grande  Riccardo Cottarella con cui ho vissuto una delle esperienze tra le più belle che è stata Expo Milano 2015 per la creazione del padiglione del vino;  un gran successo. Andrea ha il merito di aver saputo tirar furori da tutti i personaggi elencati una grande umanità, storie, progetti, difficoltà, momenti drammatici e visioni che hanno cambiato il mondo del vino italiano in questo magico periodo. Questi ricordi vanno utilizzati per stimolare i figli e nipoti di chiunque ha e vuole intraprendere una attività nel mondo del vino. Dimostra che se si ha un progetto, una visione, una passione questi si realizzano, che le difficoltà si superano e dopo le tempeste gli scogli ed i mari sono più belli e che alla fine la qualità è sempre vincente. Io sono stato tra i primi ad andare a studiare enologia in California alla UC Davis e mi ha sempre colpito come i produttori locali venissero da noi studenti a raccontarci i loro successi ma anche insuccessi, difficoltà e sfide intraprese lasciandoci un messaggio sempre di stimolo e positività per avere successo nel nostro futuro. Avessi avuto a disposizione un libro come questo sicuramente si sarebbero accorciati i miei tempi di apprendimento e quelli per ottenere risultai e creare nuovi progetti. Quindi invito davvero chiunque abbia la curiosità o la determinazione di diventare qualcuno nel mondo del vino a leggerlo. L’esperienza rimane per sempre e bisogna sempre integrarla con l’innovazione e la voglia di realizzare qualcosa di nuovo proprio come emerge da tutti i personaggi illustri raccontati in questo magnifico libro che ci fa vedere il bicchiere sempre mezzo pieno e pieno di stimoli, speranze, amore e gioia e felicità. Spero infine che Andrea possa continuare a scrivere di atri personaggi non citati ma che con questi hanno davvero contribuito a creare il rinascimento del vino Italiano.

Lamberto Vallarino Gancia, imprenditore

Quando le sfumature del vino si percepiscono leggendo. Andrea Zanfi è un veterano del mondo del vino italiano, di cui da acuto osservatore ha vissuto sul campo successi e le sconfitte. Ed è proprio sul vino italiano che il suo ultimo libro intende fare il punto, cercando di afferrarne, attraverso il dipanarsi delle storie e delle leggende dal quale esso è spesso avvolto, l’essenza – forse le essenze – profonda. Quello che Zanfi compie in questo libro è un affascinante viaggio nel quale a raccontare il vino sono coloro che ne hanno vissuto sulla loro pelle tutte le fasi del suo trasformarsi da prodotto venduto in damigiana a raffinata eccellenza presentata in bottiglie di design: vignaioli, produttori, enologi, giornalisti e consulenti che, per dinamicità e ruolo, sono risultati determinanti nel guidare un processo col tempo destinato a rivelarsi come un vero e proprio “rinascimento del vino”. A crearsi, nelle pagine del volume, è dunque una sorta di coro polifonico le cui voci, intersecando le loro melodie in un armonico concerto nel quale tuttavia non di rado convergono voci dissonanti, raccontano una storia inedita dell’exploit fatto registrare dal vino italiano negli ultimi decenni.

La capacità di Zanfi è quella di “seguire le impronte lasciate sul sentiero del vino da coloro che ci hanno portato all’oggi”, guardandoli dritti negli occhi e cercando di cogliere nei loro sguardi, oltre che dalle loro parole, i ricordi e i rimpianti, le emozioni e le nostalgie, la consapevolezza di essere stati parte di una partita di prim’ordine e il timore di non essere stati all’altezza di essa. E sia che si tratti di personaggi tanto centrali nel panorama vitivinicolo italiano da essere avvolti nella leggenda, sia che invece il loro ruolo risulti così sottotraccia da farli risultare quasi marginali, a stagliarsi nelle pagine del libro è il loro profilo straordinario: quello di uomini tanto appassionati al loro lavoro da farne la ragione stessa della loro vita; quello di individui capaci, in un mondo di ciechi, di intuire un futuro su cui nessuno avrebbe scommesso un bottone; quello di persone in grado di trainare verso un inaspettato e dinamico avvenire un tessuto socio-culturale improntato a un’asfittica staticità ammantata di tradizione.

Il mondo del vino che ne emerge, lungi dal presentare un tratto omogeneo e coerente, si evidenzia invece per una complessità di sfumature che ne dice tutta la ricchezza. Una ricchezza certo ben visibile nelle prospettive diverse, nelle opinioni contrastanti, nelle tensioni sempre pronte ad esplodere che si possono cogliere nell’affatto identico tono delle parole attraverso cui i protagonisti di questa grande storia, sollecitati dalla spiccata personalità di Zanfi, ne tratteggiano l’evolversi. Ed è proprio in questo evolversi che a prendere gradualmente forma è un grande mosaico composto da innumerevoli tasselli: quello di un “rinascimento” del vino italiano che, spontaneamente insorto da mille rivoli provenienti da ogni parte d’Italia, ha saputo trasformarsi in un grande fiume capace di valorizzare le specificità delle diverse zone vitivinicole, travolgendo resistenze secolari e consentendo alla produzione enologica nostrana di affermarsi a pieno titolo a livello internazionale. Un’affermazione che tuttavia – Zanfi ne è sinceramente convinto – per l’avventura del vino italiano non rappresenta tanto un punto di arrivo, quanto piuttosto un punto di partenza. La scommessa è quella di passare dal mito alla realtà, riconoscendo che il presente, per il vino italiano, è solo “l’anno zero”.

Piergiuseppe Bernardi, giornalista