ROMPI Bubble’s – numero 19

di Erika Mantovan

ACCORNERO BRICCO BATTISTA 2019 – Barbera del Monferrato Superiore DOCG

Si osserva la storia di alcuni produttori con un certo interesse verso quelle che sono state le scelte che hanno preso. Che per comprendere necessitano di essere contestualizzate nel periodo storico in cui sono state attuate, e di come (e se) abbiano influenzato il percorso delle generazioni successive. Nelle aziende a gestione familiare questa analisi è all’ordine del giorno, i figli sono chiamati da un lato a restare fedeli alle proprie tradizioni e dall’altra a destreggiarsi con un mercato che cambia, velocemente, e che porta a rivedere i propri approcci alla produzione del vino. Per vincere le sfide ci si affida all’esperienza, uno dei grandi valori aggiunti di questo ventunesimo secolo, capace di alimentare la nomea di quelle etichette la cui qualità è cosa certa. Una garanzia d’acquisto insomma. È il caso dei vini prodotti dall’azienda Accornero, fondata alla fine del XIX a Vignale Monferrato, Piemonte. Se a Bartolomeo Accornero si deve il primo e vero impulso produttivo, è con le quattro successive generazioni di viticoltori che si sviluppa il percorso espansionistico della cantina. Giuseppe poi Giovanni Battista Angelo e Giulio, che a metà del secolo scorso darà il via a un personale progetto di vinificazione delle proprie uve, iniziando così a scrivere la storia della famiglia Accornero nel territorio monferrino.

Oggi, con Ermanno e Massimo, si ammira il loro lavoro interpretativo delle bacche tipiche piemontesi: Freisa, Grignolino e Barbera, piantate in venti ettari. Una superficie lavorata secondo i dettami dell’agricoltura biologica, senza uso di fertilizzanti chimici e diserbanti, ma con concimi naturali e prodotti che consentono al terreno una difesa fito-sanitaria naturale. Per la vinificazione i figli di Giulio si affidano alle mani esperte dell’enologo Mario Ronco, che sottolinea come il bagaglio storico dell’azienda sia da ricercare sopratutto nelle piante, che con una media di circa quarant’anni di età, sono uno degli elementi chiave del successo di Accornero. La loro gestione, delle piante, prima delle tecniche produttive, è la base per la produzione di vini che si esprimono con una spiccata personalità ed eleganza. Nel caso della Barbera Bricco Battista, nel 1989 (prima annata prodotta) si sono selezionati tre ettari: tre particelle esposte a sud/est a 230 metri slm. In cantina si opta per protocolli di vinificazione tradizionali: cappello sommerso e rimontaggi; il vino affina in tonneau di rovere francese da 500 litri per 18 mesi. Non filtrato e stabilizzato a freddo, questo rosso non solo è divampante al sorso ma riesce nel suo percorso di riposo in vetro a concrescere, a migliorarsi e raggiungere la complessità, una multi dimensionalità. E non era forse questo l’intento degli Accornero? Far parlare di sé, attraverso il vino, nel tempo? Esortiamo a conservare qualche bottiglia e aprirla tra qualche decade: sarà un’esperienza vitale nella continuazione del racconto del lavoro di questa famiglia

 

VIGNAMAGGIO MONNA LISA – Chianti Classico Gran Selezione DOCG 2017

Attraverso questo vino entriamo in contatto con una delle aziende più famose e storiche del Chianti Classico tutto; la bellezza del paesaggio che si ammira dalla cantina fa capire il valore del luogo e come sia consequenziale imporsi il fare vino di assoluta qualità. La storia di Vignamaggio si protrae da 600 anni, i terreni che circondano la maestosa villa godono di un’attenzione particolare da secoli; quattrocento ettari – non pochi – gestiti come giardini.

Quella di Vignamaggio è infatti un’attività poli colturale, che prende vita tra Greve in Chianti e Panzano, un patrimonio che consta in bosco, uliveti, cereali, orti e allevamento di maiali. Il miglioramento qualitativo non solo è conservativo prima che ascensionale in un percorso che abbraccia sette secoli per diversi passaggi di proprietari e generazioni. Attualmente Vignamaggio è in mano a Patrice Taravella che, oltre a essere uno degli architetti più visionari dei nostri tempi, sfrutta appieno lo studio svolto nei suoi 65 ettari di vigneto (in regime biologico) nei quali sono stati identificate sette diverse sottozone; una mappatura che da modo alla sua realtà di raccontare le stratificazioni profonde presenti nel Chianti Classico e il divertimento che si prova nell’esprimerle attraverso il vino. Il lavoro dell’agronomo Francesco Naldi mette al centro quello che è, di fatto, il laboratorio di biodiversità presente a Vignamaggio. Importante, prezioso, e che guarda al futuro, verso un equilibrio vegetativo che sia il più naturale possibile. L’ultimo vino nato, la Gran Selezione, non è da considerare una mera punta di diamante quanto la nuova chiave di lettura per interpretare il Chianti Classico. Il nome Monna Lisa riprende proprio la celebre Gioconda ritratta da Leonardo da Vinci tra il 1503 e il 1506, che erroneamente si è pensato fosse nata qui. Vignamaggio le ha voluto comunque dedicare il vino più prestigioso dell’azienda che, prodotto solo nelle migliori annate, vede l’assemblaggio di Sangiovese (95%) e Cabernet Sauvignon (5%) raccolte a Prato (Ovest), Solatio (Sud-Ovest) e Querceto (Ovest / Sud-Ovest). Dopo un affinamento in barrique di rovere francese e botti più grandi, per almeno 30 mesi, segue un riposo in vetro di 6 mesi. Nel bicchiere troviamo ricchezza, note balsamiche e di ciliegia, prugna e mora. Sorso delicato ma avvolgente, il palato accoglie un corpo sostenuto da tannini vellutati e un finale salace.