Non sempre, nella complessa realtà di Genagricola, il vino ha rappresentato uno dei punti di forza. La svolta, avvenuta nel corso dell’ultimo decennio, ha invece individuato nel vino uno dei settori del gruppo da potenziare e far crescere. E le condizioni per raggiungere questi obiettivi ovviamente c’erano tutte, come provano ampiamente i numeri oggi davanti agli occhi di tutti: 780 ettari di vigneti, 9 tenute sparse in 5 diverse regioni italiane, più una oltre confine, 4 milioni di bottiglie vendute, con un’offerta complessiva capace di produrre un fatturato di ben 14 milioni di euro.
I vigneti, tutti di proprietà, si estendono su 7 aree che, nel loro insieme, risultano ben rappresentative di un’ampia parte della produzione vitivinicola orientale. E a provarlo sono gli stessi nomi dei vini prodotti da Genagricola e distribuiti in tutto il mondo: dal Colli Orientali del Friuli al Castelli Romani del Lazio, dal Friuli Grave al piemontesissimo Monferrato, dal Lison Pramaggiore del Nord-est italiano, al Sangiovese di Romagna superiore ai Colli di Romagna riserva.
Controllando tutto il processo produttivo dalla vigna e alla cantina fino alla bottiglia e al calice del consumatore, Genagicola produce ogni anno oltre 4 milioni di bottiglie, articolate in 10 brand capaci di rispondere alle esigenze avanzate da stili di consumo ormai fortemente differenziati. Una produzione divenuta via via sempre più di qualità, grazie anche alla prestigiosa consulenza di Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi, che ha saputo imprimere un nuovo slancio alla linea dei vini di Genagricola, con l’intento di qualificarla in maniera sempre più distintiva.
“Ci riempiono d’orgoglio – sottolineano a Genagricola – alcuni risultati ottenuti negli ultimi anni. Dal 2012 alcuni dei vini di Torre Rosazza, una delle nostre aziende di punta, sono stati insigniti del prestigioso premio tre bicchieri del Gambero Rosso, ottenendo particolari menzioni anche per il loro ottimo rapporto qualità/prezzo. <em>Vinibuoni</em>, la guida del Touring Club Italiano dedicata ai vitigni autoctoni, nel 2015 ha insignito della corona anche la Ribolla Gialla. E infine, sempre nel 2015, la prestigiosissima rivista “Wine Spectator” ha inserito – unico vino bianco della produzione italiana – il Pinot Grigio di Torre Rosazza nella sua prestigiosa top 100. E per noi non è stata soltanto una soddisfazione, ma anche la conferma di essere sulla strada giusta”.