Il difficile di raccontare il vino
Giancarlo2023-04-14T10:05:25+02:00Il difficile di raccontare il vino di Andrea Zanfi Era
Il difficile di raccontare il vino di Andrea Zanfi Era
The pages of this magazine aim at spotting and rejoicing in how certain companies and individuals firmly steer their's work towards beauty. In our present day of cultural obscurantism, when intellectual values seem to have been forgotten by so many, it can be quite useful and relieving to notice that there are others who, on the contrary, adopt them with great determination.
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Station Oenotechnique de Champagne (SOEC) punta su ricerca e progetti di agro-enologia per fornire una migliore analisi e comprensione del contesto attuale influenzato dai cambiamenti climatici. Ne abbiamo parlato con Enrico Farinazzo, General Manager di OenofranceItalia, che ha messo a fuoco l’intento e le strategie dell’azienda, tratteggiando le tappe storiche del processo che l’hanno portata ad essere una realtà leader sul mercato, spiegandone la sua struttura organizzativa ed esplicandone i progetti d’avanguardia che la vedono impegnata sul fronte dei cambiamenti climatici in corso.
Quello del remuage è un mestiere ancestrale che può apparire come un retaggio storico da sfoggiare per gli avventori nelle cantine. Ma non è sempre così, sono molti i piccoli vigneron che, vista l’esigua quantità di bottiglie prodotte, restano fedeli alle pupitre rispetto al giropallet. E non solo per motivi di marketing ma per una tradizione che alimenta il mito dello Champagne, del Metodo classico, e che tutt’oggi è attivo anche in storiche Maison di Reims, che prediligono il remuagemanuale per la produzione delle loro cuvée de prestige anche su produzioni che sfiorano le cinquecentomila bottiglie. Il giropalletrappresenta la ricerca all'automazione di questo processo derivata dal consumismo, scelte produttive influenzate dal quantitativo di bottiglie che un'azienda sceglie di produrre.
All’originalità, quando risulta eclatante, bisogna non solo fare un plauso, ma anche assumerla come stimolo per costruire qualcosa di nuovo.
L’obiettivo delle pagine di questo magazine è captare e godere della determinazione con la quale certe imprese e alcuni uomini orientino il proprio operato verso la bellezza.
Ma basta veramente produrre poche bottiglie per accreditarsi come artigiano? Io dico di no, e anzi aggiungo, non tanto provocatoriamente, che ci sono alcuni “piccoli” produttori che si dichiarano artigiani ma sono più “industriali” di certi “grandi” produttori.
Core bianco non si è fatto attendere molto, dopo quattro anni si è presentata una piacevole alchimia tra Fiano e Greco, un bianco versatile e poliedrico, fresco e verticale in gioventù, più ampio e complesso con l’affinamento in vetro.
In questi ultimi due anni, complice anche la pandemia, ho deciso di seguire con più attenzione alcuni dei cosiddetti influencer del vino, sia italiani che stranieri, in particolare sul social media che utilizzano di più, Instagram.
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